You have to be carefully taught

Ieri sera mi sono accorto che stavo tenendo uno strano comportamento: da un lato ero in procinto di prendere l'aereo, e il maltempo su Dublino rischiava di impedirmi di partire; dall'altro lato, invece che tenere d'occhio le notizie sul maltempo, passavo il tempo a consultare le pagine politiche di un tot di giornali italiani (senza particolari preferenze: Corriere, Repubblica, la Stampa, il Fatto Quotidiano, il Giornale).

Mi sono allora chiesto il perché di questa asimmetria tra quello di cui avevo bisogno e quello che stavo facendo.

Alcune risposte possibili:

  • ho ancora amici e conoscenti in Italia, quindi me ne interesso;
  • quello che succede in Italia potrebbe avere influenza sulla mia vita qui all'estero (e.g. pensate se l'Italia facesse una corbelleria modello la Brexit);
  • sono abituato a leggere certe notizie quindi continuo a farlo;


Anche se in tutte queste c'è qualche cosa di vero, ho l'impressione che ci sia dell'altro.

A cosa sono abituato? A leggere notizie dell'Italia?

No, sono abituato a leggere notizie che hanno scarso impatto sulla mia vita quotidiana.

Quando era diventata da poco sindaco di Roma Virginia Raggi, i giornali erano pieni di tutto quello che faceva, e di quello che andava male a Roma; la cosa si era ripetuta uguale con Marino e con Alemanno.

Ora, questo avrebbe senso se la maggior parte degli italiani vivesse a Roma; ma la maggior parte degli italiani non vive a Roma, non ci è mai andato, e non ci andrà mai. Perciò, sapere che a Roma ci sono le buche o non ci sono non ha grande influenza nella loro vita.

Eppure siamo stati abituati a pensare che sia normale riempire i giornali per giorni e giorni di notizie di cui davvero non ci interessa nulla.

E che sia normale per noi leggerle.

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